Pubblicato Lunedì 2 marzo 2020

Carenza di affetto nell'infanzia, disturbi di personalità e abuso di sostanze

Un collegamento da non sottovalutare, anche se non sempre è così.

Carenza di affetto nell'infanzia, disturbi di personalità e abuso di sostanze

Nel libro C’era una volta un bambino (2014), scritto dal prof. Luigi Galimberti, psichiatra e tossicologo di Padova, viene spiegato che il nostro cervello è sociale, pertanto fa affidamento su altri cervelli per rimanere sano, specialmente in condizione di stress.

La mancanza di amore e attenzioni nella prima infanzia da parte delle figure genitoriali, porta al modellamento di circuiti neuronali che non permettono di costruire quello che è stato chiamato un “cervello psicosociale”.
Questo significa che se un bambino non riceve le cure adeguate dalle figure di riferimento, in particolare modo dalla madre, non imparerà a regolare le sue emozioni in modo corretto e se la madre manterrà un atteggiamento ambivalente costituito da discontinuità affettiva,(avvicinamento e allontanamento) la personalità del giovane si strutturerà attorno a questa modalità, apportando internamente stati di rabbia e conflitti.

Questa disregolazione emotiva porterà con molta facilità l’adolescente ad avere gravi disturbi della personalità e avrà pertanto una predisposizione all’uso precoce dei giochi online e di sostanze stupefacenti per placare la propria insofferenza interiore.
Queste sostanze infatti conferiscono al giovane, l’illusione di migliorare il sistema di autoregolazione legato agli affetti.
Il prof. Galimberti spiega che il tormento causato dalla separazione precoce della madre o di una persona amata è stato paragonato all’esperienza di deprivazione dalla droga.

Il periodo dell’innamoramento è stato paragonato a una malattia/follia e ad una forte dipendenza verso l’oggetto desiderato. L’amore e la dipendenza hanno in comune la perdita della ragione e l’assenza di autocontrollo, accompagnata dal desiderio ossessivo-compulsivo di soddisfare nell’immediato la provazione dalla cosa o persona amata.

Nella prima infanzia la mancanza di attenzioni, la scarsa stimolazione e il senso di vergogna apportato da queste carenze affettive, riducono i livelli di endorfine e dopamina e aumentano gli ormoni dello stress e della noradrenalina. Questa eccessiva stimolazione biochimica è destinata a inibire la plasticità del cervello e a creare un mal funzionamento del circuito cerebrale e a renderlo più vulnerabile in senso psicopatologico.

Come sosteneva John Bowlby(1982), uno dei più grandi psicanalisti del ventesimo secolo, con la sua teoria degli stili di attaccamento, inserita nell’ottica sistemica ed evoluzionistica, dimostra che un bambino amato, con un buon rapporto con la propria madre, sarà un adulto sicuro, con un buon funzionamento strutturale del cervello e questo lo renderà più consapevole e meno predisposto a diventare un individuo con dipendenze patologiche verso Internet e le sostanze chimiche.

Dott.ssa Cristina Abbiate

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