Pubblicato Lunedì 23 maggio 2022

Centro estivo F.E.L.I.C.I.T.A'.

Perchè proprio la felicità?

Centro estivo F.E.L.I.C.I.T.A'.

Cos'è il centro estivo FELICITA'??
È socializzazione. È comunicazione. È autonomia. È libera creatività. È utilizzo dei colori. È muovere il proprio corpo in sicurezza. È contatto con la natura. È scoperta. È divertimento. È ricerca della felicità.
Aspetti fondamentali per noi di Arbor Vitae. Aspetti che sosteniamo e promuoviamo, con cui abbiamo costruito le fondamenta che sorreggono i pilastri del nostro centro estivo. Un progetto in cui abbiamo messo cuore, anima, dedizione, passione e cura.
La responsabile del progetto educativo è Marina Cartelli.
Marina Cartelli, è psicomotricista da più di vent'anni e ha svolto la sua professione in tanti ambiti e scuole di scuole di vario grado. In questo articolo ci spiega perché proprio la felicità.

“Il mio intento - dice Marina - è quello di portare nel nostro centro estivo la assoluta MANCANZA DI GIUDIZIO. Questo non vuol dire che tutto è ammissibile e tutto va bene. Ci sono dei patti, delle regole fondamentali da rispettare, ovviamente. La prima regola è NON FARE MALE AGLI ALTRI. Nemmeno con le parole. La seconda regola è NON DISTRUGGERE, NON ROMPERE. I giochi, gli oggetti, il cibo, la natura, le cose altrui. Ma tutto viene sempre accolto senza giudizio e così vengono fermate anche le azioni sbagliate. Partiamo sempre dal presupposto che sono bambini. Persino noi adulti facciamo fatica ad accettare e rispettare sempre le regole. Ma c’è differenza tra fermare un gesto errato con giudizio, con tono di critica o parole inadatte e l’essere fermati senza giudizio. Il bambino che ha compiuto un gesto inappropriato deve essere trattato con dolcezza e rispetto, dobbiamo parlargli e fargli capire che ciò che ha fatto è sbagliato, in modo autorevole ma mai autoritario, con calma e comprensione. Così come il bambino che ha subito tale azione deve essere rassicurato e gli va spiegato che ciò che ha subito non è il modo giusto di agire o reagire.

Così come vogliamo focalizzare il punto di vista e lo sguardo sull'UNICITA’ della persona. E questo su tutti i piani. Sia per quanto riguarda il rapporto tra bambini che per quanto riguarda il rapporto tra noi colleghi, che per il rapporto tra adulti e bambini. Di fatto è vero che ognuno di noi è unico e irripetibile, ma, a parole è facile definirlo, mentre nei fatti è difficile, perché poi dobbiamo rientrare anche nelle esigenze personali di ognuno e in quelle organizzative del centro. Abbiamo strutturato le attività in maniera tale che il bambino possa provare, fermarsi se non si sente di continuare e trovare un’alternativa laddove sia possibile. Deve vivere le attività senza obblighi. Provare è un diritto ma non dev’essere un dovere.

Un altro aspetto molto importante che vogliamo portare nel nostro centro estivo è cercare di promuovere il piacere dello stare insieme, il piacere del gioco, ritrovare il piacere del contatto, la voglia di socializzare senza paura, ma con felicità e spensieratezza. Ed ecco appunto la FELICITA’. Rende felici la cooperazione, la sperimentazione senza timori, la condivisione. Ridere e giocare insieme, scoprire, esplorare, stringere legami in sicurezza e libertà. Tornare ad essere una squadra, un gruppo, la coesione e la forza della socialità è determinante per il benessere psicofisico dei bambini. Soprattutto dopo questi ultimi anni di anti-socialità, privazione di contatti ed isolamenti. Così come rende felici essere visti come unici, riconosciuti, apprezzati. Rende felice essere considerati, visti, anche laddove questa unicità significhi un “NO” o possa essere un ‘fermo’. Perché è sempre e pur sempre un ‘ti vedo’, ‘ti guardo’, ‘ti riconosco’. Se tu noti in me è una cosa che non va ma mi fermi in maniera adeguata, guardandomi, riconoscendomi e senza giudicarmi, probabilmente sul momento mi scoccia che tu mi dica no o che tu sottolinei un una mia mancanza, una mia difficoltà. Però poi io mi sento VISTO e me ne accorgo. Tutto questo fa parte del prendersi cura dell'altro. Che sia l'adulto, il collega o che sia il bambino, questo è prendersi cura veramente, è una vera presa in carico, è LA CURA. Sicuramente non vuol dire che sia facile, ma io so che è possibile.

Un altro aspetto imprescindibile è l'inversione del lavoro. Non si lavora mai su quello che manca (se qualcosa manca), ma si lavora sempre su quello che c'è. Il rinforzo delle risorse della persona, fa sì che se qualcosa manca o se qualcosa vuole essere cambiato ma si fa fatica,  possa essere veramente cambiato e trovi comunque il suo posto. Viene da sé che questo è il lavoro che noi possiamo compiere sull'autostima e sui talenti, quello che poi, indirettamente, si chiama appunto ‘lavorare sul talento’.”

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